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DONAZIONE E LAVORAZIONE DEL PLASMA, IL PRESIDENTE BRIOLA SPIEGA COME AVVIENE IL PERCORSO IN ITALIA

Un bene pubblico, tutelato dalla legge, frutto di donazioni volontarie, periodiche e non remunerate. Ecco cosa rappresenta il plasma nel nostro Paese, una materia prima per la produzione di farmaci salvavita indispensabili per la cura di diverse malattie rare.

Alla luce del servizio andato in onda martedì 26 maggio su Italia 1, durante il programma “Le Iene”, nel quale sono state fornite informazioni fuorvianti sul processo di lavorazione del plasma e sul coinvolgimento dei donatori (con le case farmaceutiche che lucrerebbero sulla loro scelta etica), il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, ha voluto, con la nota qui di seguito, fare chiarezza sul tema e tranquillizzare gli oltre un milione e 300mila volontari riuniti nella nostra associazione.

«La donazione del plasma etico rappresenta un vero e proprio patrimonio nazionale che pone il nostro Paese ai primi posti in Europa per la quantità di materia inviata alle aziende farmaceutiche autorizzate alla lavorazione. Il loro coinvolgimento non costituisce un impossessarsi di un bene a fine di lucro: la titolarità del plasma è pubblica, così come è pubblica quella dei farmaci che se ne ricavano. Quello stipulato tra le aziende e il Servizio sanitario nazionale è un contratto sottoforma di lavorazione per conto terzi, significa cioè che le aziende aiutano lo Stato in un procedimento industriale per poi restituire il prodotto realizzato, a fronte del solo costo di lavorazione, in modo da poterlo consegnare a ospedali e pazienti.

AVIS da sempre difende il fondamentale ruolo dei donatori, senza cui non sarebbe possibile curare ogni giorno migliaia di pazienti che necessitano di trasfusioni o farmaci plasmaderivati. Il loro è un gesto prezioso e un ruolo insostituibile per la collettività intera, riconosciuto e tutelato anche dalla legge italiana.
Essere un donatore associato con AVIS significa essere una persona informata e preparata su quella che potremmo definire la filiera. Il donatore sa che il suo plasma viene raccolto in forma anonima e gratuita ed è a disposizione del Ssn come bene pubblico: non c’è nulla di nascosto.

Quello che fa di tutti noi donatori un patrimonio nazionale è il valore etico del plasma che viene inviato dall’Italia alla produzione per i farmaci plasmaderivati, mentre quello proveniente da altri Paesi è frutto di donazioni remunerate. Un principio, quest’ultimo, che da noi è e resterà sempre lontano».

Sempre in riferimento a quanto andato in onda nel corso della trasmissione Le Iene, il presidente Briola è voluto intervenire sulle dichiarazioni rilasciate dal dottor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’ospedale romano Spallanzani, secondo cui il sangue in Italia verrebbe, citandolo testualmente, “venduto e comprato più volte dallo stato”: «Vorrei rassicurarlo e invitarlo a informarsi adeguatamente, anche in virtù del suo ruolo – spiega Briola – perché in Italia la Legge consente solo la compensazione tra Regioni (gli emocomponenti vengono spostati da regioni eccedentarie verso regioni che sono in carenza, spesso per motivi legati alla epidemiologia delle malattie – vedi emoglobinopatie – che richiedono supporto trasfusionale cronico) a tariffe (che coprono esclusivamente i costi sostenuti per la raccolta e qualificazione biologica del sangue donato) stabilite con apposito decreto. Quindi una reale disinformazione. Allo stesso modo voglio garantire e rassicurare i donatori, che ben conoscono il percorso trasfusionale sia per quanto riguarda il sangue che il plasma e i farmaci plasmaderivati, circa la certezza di salvaguardia etica del dono.
Un principio che, per nostra virtù, è e resterà sempre caposaldo del nostro sistema. Continueremo a spenderci e impegnarci per mantenere la donazione (un livello essenziale di assistenza come la terapia trasfusionale) e il suo prodotto, in forma etica e a disposizione di ogni cittadino e malato con l’obbiettivo di raggiungere l’autosufficienza di sangue e di farmaci da plasma di donatori periodici italiani».