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la Storia

La fondazione dell’AVIS a Brescia

Le origini dell’AVIS a Brescia sono da ricondursi a Giorgio Sinigaglia, il quale insieme ad un primo nucleo di donatori di sangue, fondò nel 1932 la Sezione Provinciale dell’AVIS.

Ripercorriamo ora qui di seguito la vita del suo fondatore.

Giorgio Sinigaglia

Giorgio Sinigaglia nasce a Bozzolo, provincia di Mantova, il 20 maggio 1886 da Giacomo e Giulia Vigevani. Conseguita la licenza liceale presso il liceo Sarpi di Bergamo, si laurea con 110 e lode nel 1911 in Medicina e Chirurgia, a Pavia, con una tesi sperimentale sui virus filtrabili.
Fu amato allievo di Camillo Golgi, che nel settembre 1911 scrisse di lui:

…data la sua preparazione e la diligenza credei opportuno affidargli, ancora studente, lo studio di argomenti speciali… se il Dottor Sinigaglia vorrà proseguire con l’operosità ed il trasporto all’apprendere fin qui dimostrati, prevedo per lui il più lusinghiero avvenire in qualunque campo delle scienze mediche egli intenda dedicarsi.

Egli dimostrò subito elevate doti di ricercatore: venne, infatti, nominato assistente presso l’Istituto di Patologia generale dell’Università di Pavia, il cui direttore era Camillo Golgi. Fu molto benvoluto anche dall’insigne batteriologo prof. Adelchi Negri.

Dopo un brillante esordio nel campo della ricerca scientifica, soprattutto della microbiologia, Sinigaglia si avvia allo studio della chirurgia e si trasferisce all’Università di Modena, dove per un quinquennio collabora, come assistente e poi come aiuto, con il professor Mario Donati, il quale esprimerà lodi lusinghiere nei suoi confronti.
Arruolatosi come volontario nella prima guerra mondiale, viene nominato sottotenente medico ai primi di settembre del 1915 e trasferito quale batteriologo in diversi ospedali da campo.
Successivamente inizia la sua attività presso gli Spedali Civili di Brescia con funzioni di aiuto chirurgo e di sostituto del primario assente per malattia; contemporaneamente lavora come patologo laboratorista nell’ospedale militare.
Nel 1920 vince il concorso di dirigente del reparto di Chirurgia Settica degli Spedali Civili, che si occupa dei malati portatori di infezioni e di processi patologici contagiosi. Svolge la sua attività con competenza e successo per quasi 40 anni.
Nel 1932, insieme con un primo nucleo di donatori di sangue, fonda a Brescia la Sezione provinciale dell’Avis e, a titolo gratuito, la dirige sino al febbraio del 1938.
Con l’entrata in vigore delle leggi razziali, nell’autunno del 1938, il dottor Sinigaglia fu costretto a lasciare l’ospedale, dovette sospendere ogni attività, abbandonare la sua dimora in via Leonardo da Vinci 14, con tutti i suoi beni, e fuggire con la moglie Enrichetta Levi e i quattro figli. Inizialmente si trasferì a Milano per consentire ai figli di frequentare le scuole ebraiche.
Per un breve periodo di tempo aprì un laboratorio di analisi nell’ospedale milanese dei Fatebenefratelli, ma fu costretto a lasciarlo per pericolo di delazione.
Braccati dai nazisti e dai fascisti, i Sinigaglia riescono ad espatriare clandestinamente in territorio elvetico. Pochi giorni dopo alcuni parenti, che tentavano la fuga nello stesso punto, vengono catturati e deportati nei lager nazisti.
La famiglia rimase in Svizzera, in vari campi d’internamento, dal 1943 al 1945; il dottor Sinigaglia era addetto alla pulizia delle cucine e alla coltivazione delle verdure, ma si rese utile come medico in casi di epidemia di difterite nei bambini e i rifugiati lo consultavano spesso per consigli di carattere sanitario.
Alla fine della guerra fu reintegrato nel ruolo di primario nell’ospedale bresciano, dove esercitò fino al 1956. Quando la sorte di un malato era inesorabilmente segnata, si soleva dire: El la guarés piö gna Sinigaglia.
Gli Spedali Civili gli assegnarono, nel 1950, la medaglia d’oro per il lungo e distinto servizio; a questo ambìto riconoscimento venne ad aggiungersi un’altra medaglia d’oro, a lui conferita dall’Avis in quanto pioniere dell’emotrasfusione. Nel 1956, quando per raggiunti limiti d’età lasciò l’ospedale, gli venne conferito il titolo di “primario emerito”.
Dopo una lunga degenza Giorgio Sinigaglia morì, presso gli Spedali Civili, il 7 aprile 1970.

Il dottor Giorgio Sinigaglia con, in primo piano, i figli Anna e Mario e con accanto la madre Giulia Vigevani
e la moglie Enrichetta Levi, tra i suoi assistenti e alcune crocerossine di fronte al vecchio ospedale civile di via Moretto nel 1934, il giorno di San Giorgio.

Documenti Storici:

Atto costitutivo Avis
Estratto verbale 29/11/1934

Ringraziamenti

Molte persone con i loro suggerimenti e le loro testimonianze hanno reso possibile questo lavoro.
Alcuni, in particolare, intendiamo ringraziarli. Per il capitolo sugli ebrei preziosissimo è stato il contributo di ricerca del dottor Francesco Zanatta, mentre per le notizie sul dottor Sinigaglia ringraziamo la figlia, professoressa Anna, e la dottoressa Chiara Benedetti.

L’AVIS

L’Avis è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS) costituita tra coloro che donano volontariamente, gratuitamente, periodicamente e anonimamente il proprio sangue.
E’ un associazione apartitica, aconfessionale, senza discriminazione di razza, sesso, religione, lingua, nazionalità, ideologia politica ed esclude qualsiasi fine di lucro e persegue finalità di solidarietà umana.
Fondata a Milano nel 1927 dal dott. Vittorio Formentano, costituitasi ufficialmente come Associazione Volontari Italiani del Sangue nel 1946, riconosciuta nel 1950 con una legge dello Stato Italiano, l’Avis è oggi un ente privato con personalità giuridica e finalità pubblica e concorre ai fini del Servizio Sanitario Nazionale in favore della collettività.
Fonda la sua attività istituzionale ed associativa sui principi costituzionali della democrazia e della partecipazione sociale e sul volontariato quale elemento centrale e strumento insostituibile di solidarietà umana.
Gli scopi dell’associazione fissati dallo Statuto erano e sono: venire incontro alla crescente domanda di sangue, avere donatori pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di salute, lottare per eliminare la compravendita del sangue, donare gratuitamente sangue a tutti, senza alcuna discriminazione.
All’Avis possono aderire gratuitamente sia coloro che donano volontariamente e anonimamente il proprio sangue e sia coloro che, pur non potendo per motivi di inidoneità fare la donazione, collaborano però gratuitamente a tutte le attività di promozione e organizzazione.
L’Avis è una Associazione di volontari: volontari sono i donatori e volontari sono i suoi dirigenti.
L’Avis è presente su tutto il territorio nazionale con una struttura ben articolata, suddivisa in 3.230 sedi Comunali, 94 sedi Provinciali, 22 sedi Regionali e l’ Avis Nazionale, il cui organo principale è il Consiglio Nazionale.
Sono inoltre attivi 773 Gruppi Avis, organizzati sopratutto nelle aziende, sia pubbliche che private, come ulteriore testimonianza della presenza associativa nel tessuto sociale.
L’Avis Provinciale è stata fondata nell’anno 1964 ed il primo Presidente eletto è stato il Prof. Zorzi Mario.
Ad oggi le Avis Comunali della provincia di Brescia sono 101, con n. 31.057 donatori attivi e n. 2.063 soci non donatori.

Preghiera del donatore

(Composta da Sua Santità Papa Giovanni XXIII)

O Gesù Salvatore, che hai detto:
“Tutto ciò che avete fatto a uno dei
più piccoli tra i miei fratelli,
l’avrete fatto a me”
(Matt. 25,40),

guarda propizio all’offerta che Ti facciamo.
Le angosce dei sofferenti, tuoi fratelli e nostri,
ci spingono a dare un pò del nostro sangue,
perché ad essi ritorni il vigore della vita; ma
vogliamo che tale dono sia diretto a Te,
che hai sparso il Tuo sangue prezioso per noi.
Rendi, o Signore, la nostra vita feconda di
bene per noi, per i nostri cari, per gli ammalati:
sostienici nel sacrificio, perché sia sempre
generoso, umile e silenzioso.
Fa che con fede sappiamo scoprire
il Tuo volto nei miseri per prontamente
soccorrerli; ispira e guida le nostre azioni con
la pura fiamma della carità, affinché
esse, compiute in unione con Te, raggiungano
la perfezione, e siano sempre gradite al Padre celeste.
Così sia.

Ioannes P.P. XXIII